Ho sempre considerato la musica come una questione di sostanza più che di forma e quando vedo ridurla a mero significante, provo una costante forma di amarezza. Quando invece la vedo intendere come significato, come nel caso di Roberta, recupero speranza e aspettative verso il panorama musicale siciliano e nazionale.
Era il 25 febbraio del 2018 e stavo per assistere ad un live di Fabio Abate presso lo Zo Centro Culture Contemporanee di Catania. Ad aprire quel concerto fu Roberta Finocchiaro, chitarrista e cantautrice. Rimasi colpito. Non era prevedibile, non era anticipabile, era originale: finalmente rivedevo un’artista. Dopo averla vista suonare, averla ascoltata, aver svelato il suo stile, ho pensato da subito che Roberta fosse un modello che in molti e in molte, dovrebbero prendere a modello, certamente nella musica, auspicabilmente nella vita.
Se riguardo la vita non posso che lasciarmi trascinare da una prima buona impressione sul fatto che Roberta non “stropicci” la sua immagine sui social, riguardo la musica le certezze non mancano e trovano conferma in artisti quali Alex Britti, con cui Roberta avrà l’occasione di condividere il palco dopo aver vinto un contest musicale organizzato dallo stesso chitarrista e cantautore romano, e Steve Jordan ( The Blues Brothers – John Mayer Trio – turnista con Eric Clapton, mica briciole ) con cui ha inciso a New York “Save Live With The Rhythm”, il suo terzo album di inediti dal titolo più che iconico.
La musica di Roberta sembra traboccare di sostanza e non eccedere mai di forma. Il suo groove, spesso suggerito ed esaltato dall’espressione immersa di chi vive e patisce ciò che sta suonando, fa battere il piede, fa schioccare le dita e trascina via ogni residuo di musica contaminata che rimane per le orecchie. Le corde, con lei, si arrogano diritto di parola, è piacere puro, libido non viziata da alcuna tentazione di virtuosismo. Roberta possiede il sacro dono degli chef: la capacità di creare gusto.
Approfondendo la sua musica, seguendo i suoi progetti e alcuni dei suoi traguardi, ho avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con questa sorprendente artista. Con grande cortesia e disponibilità Roberta ha accettato, vi lascio dunque ad una breve chiacchierata con lei, invitandovi a seguirla su Spotify, Facebook e Instagram, per scoprire anche voi il suo talento cristallino.
La pandemia ha portato a galla uno scenario di estrema marginalità riservato all’arte. Ti spaventa questo terreno fragile su cui è costretta a muoversi l’arte e nello specifico la musica?
Crescendo in una famiglia di musicisti ho sempre vissuto le difficoltà nel lavorare con l’arte e con la musica e nonostante le tante paure ho sempre avuto la forza per andare avanti grazie anche alle persone che mi seguono e anche a quelle che mi sostengono, come la mia produttrice Simona Virlinzi. La forza più grande sicuramente arriva dal grande amore per la musica. Questo periodo molto strano e difficile ha fatto emergere ancor di più queste difficoltà ma credo nel cambiamento e questo penso sia il momento giusto per ripartire meglio di prima anche se molto lentamente. Perché l’arte è importante per tante persone, è lo specchio della società ed è soprattutto un lavoro e merita i giusti diritti.
Recentemente hai suonato in una diretta instagram con Alex Britti, che ha dispensato non poche opinioni a tuo riguardo e positive, infatti hai vinto il contest che ti permetterà di suonare dal vivo con lui. Cosa significa avere Alex Britti dall’altra parte dello schermo e sapere che suonerai con lui?
Sicuramente è stato molto emozionante. Ero molto felice di suonare per lui e di fargli ascoltare anche la mia musica. Alex da sempre è stata una delle mie ispirazioni soprattutto per la chitarra acustica. Aver vinto questo contest per me significa tanto come musicista chitarrista e cantautrice. Un’esperienza inaspettata e positiva, durante la quarantena, che porterò per sempre nel mio cuore e non vedo l’ora di suonare con lui dal vivo sul palco.
Hai registrato un album in America che vanta la produzione di Steve Jordan ( ). Qual è la differenza più grande che hai notato fra la scuola musicale americana e quella italiana?
Registrare il disco a New York e suonare con questi grandi musicisti mi ha confermato che la musica soul, che comprende il Blues, il Funk, il Jazz, viene suonata con la naturalezza dei suoni dal vivo, cioè far uscire il suono direttamente dalle proprie mani senza ingigantirlo al computer. Forse in Italia c’è troppa attenzione per la perfezione del suono digitale.
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